Dove mi porta l’amore


2022, Prefazione a “Dove mi porta l’amore” (F.Lombardi)

Friedrich Joseph Haass (1780 – 1853) è un medico tedesco che trascorse a Mosca la massima parte della sua vita, dedicandosi infaticabilmente al servizio degli infermi, soprattutto poveri, carcerati, deportati. La sua carità, alimentata da una profonda fede cristiana, divenne proverbiale nella capitale dell’Impero russo. Pur essendo cattolico, Haass è considerato un santo dagli ortodossi russi.

Haass è poco conosciuto finora in Italia e in generale nella Chiesa cattolica, ma grazie all’impegno del P. Germano Marani, attivissimo promotore e oggi Postulatore della sua causa di beatificazione, disponiamo ora degli strumenti per avvicinarci finalmente a questa figura straordinaria di testimone dell’amore cristiano.

In un primo libro, pubblicato nel 2006 – Il santo medico di Mosca. Friedrich Joseph Haass. Vita e scritti. San Paolo, Cinisello Balsamo – , oltre a una breve biografia da lui composta, il P. Marani aveva messo a nostra disposizione in italiano la più antica biografia di Haas, pubblicata in russo da P.S.Lebedev nel 1868, e alcuni importanti scritti di Haas, in particolare quelli di carattere religioso e morale, cioè L’ABC del galateo cristiano e la Esortazione alle donne.

In questo nuovo libro, dopo la sua introduzione, il P. Marani ci offre la traduzione delle altre due biografie russe di Haass: quella di A. Koni, del 1896, assai più completa di quella di Lebedev, e quella molto più recente di L. Kopelev. Quest’ultimo scrive fra il 1976 e il 1982 sulla base di approfondite ricerche, è ebreo, e usa uno stile narrativo vivace e accattivante. Veniamo così a conoscere bene la personalità del nostro “eroe”, nei suoi diversi aspetti: non solo nella straordinaria virtù, ma anche nella serietà scientifica e professionale che spiega gli alti incarichi che gli vennero affidati, nella insistenza e combattività delle sue posizioni per un trattamento più umano dei carcerati e deportati, nei suoi rapporti personali con i prigionieri, nel suo stile di vita inconsueto, perfino “strano” agli occhi di chi non comprendeva la radicalità del suo spirito di carità evangelica.

Non solo, il volume contiene anche la traduzione di un altro scritto di Haass, pubblicato a Mosca nel 1811 – La mia visita alle acque di Alessandro nel 1809 e 1810 – in cui il giovane medico, allora appena trentenne e da pochi anni in Russia, fa una descrizione e uno studio approfondito di alcune importanti sorgenti termali nel Caucaso, delle loro caratteristiche e dei loro possibili usi curativi, non senza aver premesso alcune considerazioni fondamentali sul valore e il significato della scienza medica. Quello che può sembrare uno scritto tecnico di un giovane medico zelante e scientificamente molto ben preparato, ci permette di cogliere con quanta competenza professionale e serietà Haass si era orientato a vivere il suo lavoro medico come una missione di servizio. Il giovane che conduce esperimenti per comprendere la composizione chimica delle acque termali e valorizzare i loro effetti benefici sarà la stessa persona che studierà e sperimenterà su se stesso nuovi modelli di catene per rendere meno insopportabili le indicibili sofferenze dei condannati.

Insomma, la sintesi che si realizza nella vita di Haass fra servizio medico e carità, spaziando dalla concretezza dei particolari pratici fino alla più alta ispirazione cristiana, è straordinaria non solo perché eroica, ma anche perché sublime nel condurre la scienza e la vita fino alla trasparenza dello spirito.

Non stupisce quindi che le testimonianze di ammirazione e gratitudine per il “santo medico” siano state così eloquenti non solo in occasione dei funerali, ma anche alla erezione di un monumento in suo onore nel 1909, di cui pure si legge un interessante rapporto in un altro testo di questo libro. La “fama di santità” che ha accompagnato la figura di Haass fino ad oggi è quindi ben documentabile.

Fra i moltissimi episodi davvero toccanti che punteggiano le pagine del volume vogliamo ricordarne uno solo, raccontato da A. Koni, che ben esprime la intensità genuina della presenza di Gesù nella vita del nostro medico. Il grande Metropolita ortodosso Filarete era vicepresidente del Comitato di tutela delle prigioni di Mosca di cui Haass era un membro particolarmente attivo. Filarete stimava Haass, ma talvolta lo riteneva troppo insistente nel mettersi dalla parte dei condannati, che egli spesso riteneva “senza colpa”. Rimase famosa una discussione fra i due, in una occasione festiva solenne, in cui il Metropolita affermò che “se un uomo è sottoposto alla punizione significa che è per sua colpa”, e Haass di rimando: “Questa volta avete dimenticato Cristo”. Scese un silenzio imbarazzato, perché nessuno avrebbe mai osato parlare così al Metropolita. Ma questi, dopo un breve silenzio, rispose: “No, dottore. Quando ho pronunciato le mie frettolose parole, non io ho dimenticato Cristo, ma Cristo ha dimenticato me”, benedisse tutti e uscì.

Come il Metropolita Filarete, è giusto che anche noi e – ci auguriamo – la stessa Chiesa cattolica, riconosciamo la vera testimonianza a Cristo delle parole e delle opere di Friedrich Joseph Haaass.